Il centro abitato è adagiato in leggero pendio sul crinale di una collina, nell’ex feudo di Sambuchetta, così chiamato perché crescono copiose e spontanee piante di sambuco. La città fu fondata dall’Emiro Zabut (lo Splendido) nell’anno 827 successivamente alla conquista della Val di Mazara, da cui fu inizialmente chiamata Zabut. Il quartiere saraceno è posto nella parte più alta della cittadina; conserva intatta la struttura araba caratterizzata da un tessuto costituito da slarghi, passaggi, archi e cortili che la popolazione da sempre sinteticamente ha soprannominato “i sette vicoli arabi” o “vanelle”; nel 1882 il nome fu sostituito in vicoli saraceni contrassegnati con i numeri da 1 a 7. Ricordo della presenza araba è la fortezza di Mazzallakkar posta sul Lago Arancio. Pare infatti, che la fortezza fosse inizialmente una torre di guardia e che servisse come controllo delle floride coltivazioni della zona umida come riso e canna da zucchero ed anche dell’allevamento delle anguille. Nel 1185 con Guglielmo II, Sambuca fu smembrata dalla contea di Calatafimi e concessa alla chiesa di Monreale. Nei secoli successivi, Sambuca ed altri casali limitrofi, furono portati in dote dalla Principessa Eleonora d’Aragona al conte Guglielmo Peralta conte di Caltabellotta. Nel corso della guerra del baronaggio (tra la frazione catalana e latina) molti notabili si trasferirono da Adragna a Zabut. Successivamente al rifiuto della regina Bianca di sposare Bernardo Cobrera, questi mise a ferro e a fuoco tutti i casali siciliani, compreso Adragna e la stessa Zabut, che a quel tempo era in possesso dei Peralta. Dopo la distruzione di Adragna la popolazione si rifugiò a Zabut, che a quel tempo era già stretta per gli stessi suoi abitanti, e pertanto iniziò la costruzione dei nuovi palazzi che rispondevano a delle fortezze che a vere edifici destinati a civile abitazione. Fu feudo dei Barberini di Roma, nel 1670, dei Beccadelli Bologna, principi di Camporeale. Il successivo sviluppo urbanistico della città, nel basso medioevo e nel rinascimento, ha mantenuto l’asse arabo del cortile entro un tessuto viario regolare. Al di fuori delle mura della città araba l’impianto urbano cambia connotazioni e struttura. La cittadina mantenne il nome Zabut fino al 1923 quando il Consiglio Comunale d’allora, a maggioranza fascista, mutò il medesimo nome in Sambuca di Sicilia. Lo sviluppo urbanistico e culturale della città è stato di grande rilievo, tanto da fare di Sambuca di Sicilia uno dei centri più vivi dell’area compresa tra le province di Agrigento, Palermo e Trapani. Il paese conobbe una serie di Signori che nei secoli hanno apportato varie migliorie riguardanti palazzi, portali, etc… che oggi all’occhio del visitatore la rendono piacevole ed elegante. Nel territorio di Sambuca di Sicilia sono state rinvenute alcune testimonianze preistoriche. Loculi, preistorici, presumibilmente del XIII-XIV secolo a.C. si trovano in contrada San Giacomo, così come interessante è la contrada San Giovanni dove sono stati scoperti dei graffiti, mentre a Vanera si sono verificati diversi rinvenimenti di reperti fossi (zanne di mammouth, conchiglie, etc…). A pizzo del Corvo, promontorio sovrastante il Vallone San Giacomo, è stato invece ritrovato un sito risalente al tempo dell’esistenza di Adranone; si trattava presumibilmente di un sito di avvistamento a salvaguardia della città.

I Monumenti e le Opere d’Arte di Sambuca di Sicilia

La Chiesa Madre

Fu costruita nella prima metà del Seicento per volontà di Donna Giulia e della sorella Maria Baldi Centellis, di cui la piazza antistante ha preso il nome. In origine era una chiesetta dedicata a Santa Barbara. La Chiesa occupa una parte dell’antico Castello di Zabut, fu aperta al culto il 12 febbraio 1651 sotto il titolo di Maria Santissima Assunta. E’ costituita da tre navate, divise da colonne che sorreggono archi a tutto sesto. Ha una forma a croce romana, e nel punto in cui il transetto si interseca con la navata centrale, s’innalza la cupola d’ispirazione rinascimentale. Il campanile, che culmina a guglia piramidale, è coperto da quadrelli di ceramica policrome e sorretta da enormi ma armoniose foglie d’acanto scolpite nella dura pietra del tufo. Il portale, di stile arabo-normanno, proviene di sicuro da una delle chiese distrutte di Adragna. All’interno sono da ammirare un trittico ligneo dalla scuola trapanese del ‘600 della Crocifissione con i Santi Giovanni Evangelista e Maria di Magdala, sullo sfondo di una grande pala lignea raffigurante in bassorilievo l’Albero dei Martiri; una tela raffigurante i tre Santi incoronati della scuola del Novelli; un affresco staccato dalla parete di una cappella della chiesa di San Giorgio, attribuito al sambuche Turano ed un’acquasantiera di scuola gaginiana. Oggi il tempo è chiuso al pubblico in quanto gravemente danneggiato dal terremoto del 1968.

La Chiesa ed il Convento del Carmine

La costruzione della chiesa, inizialmente dedicata a Sant’Antonio Abate, fu costruita intorno al 1530 ad opera del marchese della Sambuca, Don Salvatore Bardi Mastrantonio. Un suo successore, Don Vincenzo Dardi Mastrantonio, costruì adiacente alla chiesa il Convento dei Carmelitani. Nel 1615 la chiesa ed il convento furono ampliate e la chiesa venne dedicata a Maria Santissima dell’Assunta, la cui immagine in un grande quadro fu posta sull’altare maggiore, sostituita nel 1908 dalla statua della Madonna dell’Udienza. All’inizio del 1900 si iniziarono i lavori che dovevano portare alla chiesa allo stato attuale. Nell’interno si possono ammirare: la statua marmorea della Madonna dell’Udienza attribuita ad Antonello Gagini (1478-1536); la statua marmorea di Sant’Anna con la Madonna fanciulla di scuola gaginiana; un Crocefisso ligneo, proveniente dall’ex Convento di Santa Maria di Gesù (secolo XVII); un fercolo ligneo che serve per portare in processione, sulle spalle di cento uomini detti “i nudi”, la statua della Madonna dell’Udienza, patrona di Sambuca. La Chiesa è a tre navate e conserva monumenti funebri eretti in onore di uomini illustri tra cui: famiglia Navarro, degli Oddo e dei Planeta. Il Convento dei Carmelitani formò un impianto unitario con la chiesa. I primi frati che abitarono il Convento furono i frati di Sant’Elia. Degno di nota è il chiostro che racchiude, attraverso arcate che poggiano su colonne tufacee monolitiche, l’area del giardinetto su cui si affacciavano le celle dei frati. Parte del Convento oggi è di proprietà del Comune.

La Chiesa Rosario

Questa chiesa è stata costruita per volontà dei Gesuiti tra il 1554 ed il 1654. L’attuale campanile viceversa fu edificato tra il 1950 ed il ’55. Il frontespizio e l’interno della chiesa mantengono lo stile originario, mentre il campanile si discosta ampiamente dal resto del tempio. Si presenta con tre porte frontali, una centrale e due laterali disposte simmetricamente. Il sagrato è adornato dallo stessa domenicano, un cane che porta tra i denti una torcia accesa, composto da ciottoli di colore marrone nel centro dell’acciottolato bianco. La chiesa è ricca di tele appartenenti alle scuole siciliane secentesche. Degno di ammirazione il portone ligneo scolpito in bassorilievo in cui si raccontano episodi della vita di San Domenico di Cusman, l’ideatore del “Santo Rosario”.

La Chiesa del Purgatorio

La Chiesa del Purgatorio cu costruita nella prima metà del ‘600, sotto il titolo di Miseremini Cappuccinelli e dedicata a San Francesco d’Assisi e fu fondata dal sacerdote Giuseppe Cicio. Il 16 aprile del 1632 la chiesa fu aggregata alla Confraternita della Buona Morte. Vi si trova l’unica tela firmata di Fra Felice da Sambuca. La grande pala collocata sull’altare maggiore raffigura il Purgatorio e la purificazione delle anime.

La Chiesa Concezione

La sua fondazione risale agli inizi del ‘600 ad opera della nobile famiglia Montalbano, inizialmente dedicata a San Nicolò di Bari, in sostituzione della chiesa medesima ubicata nel casale di Adragna, e successivamente dedicata alla Concezione. Infatti, il portale di puro stile arabo-normanno, che proviene dalla distrutta chiesa di San Nicolò esistente in Adragna, fu collocato nella porta maggiore di questa nuova chiesa e dichiarato nel 1928 monumento nazionale. In seguito la chiesa fu donata alla confraternita di Maria Santissima della Concezione dove officiavano i monaci Agostiniani. La chiesa conserva la statua marmorea di Maria Santissima Immacolata e una bellissima vara dove, nel giorno della sua festa, viene portata in processione. Nonostante durante il sisma del 1968 la chiesa ha subito gravi danni, è stata consolidata e restaurata. Gli affreschi sono stati ripresi come in originale dal decoratore Tommaso Montana.

La Chiesa di Santa Lucia

L’antico convento del Carmine, sotto il titolo di Sant’Elia era nel fabbricato contiguo dell’odierna chiesa di Santa Lucia. Quella contrada del paese prese il nome di quartiere di Sant’Elia. Dalle notizie sul convento del Carmine si apprende che l’odierna chiesa di Santa Lucia già esisteva sin dai 1615 sotto il titolo di San Leonardo. In quell’anno i Frati carmelitani abbandonarono l’adiacente convento di Sant’Elia, e quindi anche la chiesa, per trasferirsi nel convento del Carmine. La statua lignea di Santa Lucia è posta sull’altare maggiore. Durante la festa era solito consumare la cuccia condita con il mosto.

La Chiesa di San Giuseppe

Anche se costruita nella metà del Cinquecento il frontespizio è di epoca recente, anche se il tutto si armonizza sufficientemente con la linea del portale di imitazione arabo-normanna. Un rosone fa da stacco tra la nicchia ad arco a sesto, nella quale è collocata una statua di pietra del Santo titolare e l’angolo acuto del frontone. All’interno si possono ammirare: una statua lignea di San Giuseppe del 1812, opera di artigianato palermitano, alcune tele e un affresco di Fra Felice della Sambuca (1734-1805).

Il Collegio di Santa Barbara ed il Collegio di Maria

Il Collegio di Maria fu fondato sul finire del 1400 e sino agli inizi del XVII secolo. La struttura religiosa aveva la finalità di educare le fanciulle, fu chiuso definitivamente nel 1968 a causa del terremoto. Il Collegio è uno dei monumenti più importanti di Sambuca sia dal punto di vista storico che artistico-architettonico. All’interno è possibile ammirare un artistico chiostro con colonnine monolitiche di pietra tufacea che sopportano il piano-dormitorio composto da cellette che prendono luce dal cortile del chiostro. La chiesa, incorporata al Convegno sul lato destro fu costruita sul finire del 500 e dedicata a San Barnaba. È volontà dell’Amministrazione comunale di adibire il Collegio a casa albergo per anziani.

La Chiesa e Monastero di Santa Caterina

La fondazione del monastero di Santa Caterina, con annessa l’attuale chiesa, sotto la regola di San Benedetto, risale al 1515 ad opera del nobile sambuche Giovan Domenico Giacone di Irlando. Del grande edificio che nel tempo è stato utilizzato come scuola, resta ben poco. La chiesa nel ‘600, è stata adornata di stucchi, dallo stucchista sambuche Giuseppe Messina. Si tratta di un barocco grossolano di prima esperienza artigianale e forse per questo molto pregiato. Tra le opere d’arte che arricchisono la chiesa del Monastero sono: una statua lignea di Santa Caterina d’Alessandria (1500); una grande pala di altare di Fra Felice di Sambuca che raffigura la glorificazione del Marchese Don Pietro Beccadelli che dotò e arricchì il monastero e la chiesa di rendite e di opere d’arte; una tela raffigurante la Madonna con il Bambino seduta con San Gioacchino e Sant’Anna di scuola fiamminga, ed ancora un grande San Benedetto e un affresco raffigurante lo sposalizio di Santa Caterina, entrambe opere di Fra Felice.

Il Convento di Santa Maria di Gesù

Il Convento di Santa Maria di Gesù dell’ordine francescano dei Riformati Osservanti fu fondato nel 1621 per volontà del marchese della Sambuca Vincenzo Baldi Centellis Mastrantonio, da frate Innocenzo da Chiusa. Il chiarissimo Monsignor Michelangelo Bonadies ne arricchì la biblioteca di molti volumi e di parecchi manoscritti e ne decorò la chiesa d’un bel quadro, di bell’effetto, del laico Jacopo da San Vito nel 1642, che è sull’altare maggiore.

La Chiesa di San Michele

La chiesa omonima è considerata per tradizione la seconda chiesa di Sambuca. Molto probabilmente fu fondata subito dopo la cacciata dei Saraceni, nella prima metà del XIII secolo. La Chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo, presenta linee architettonicamente perfette, ligneo su croce laminata in argento, entrambi databili a fine cinquecento. Di grande interesse solo la statua equestre lignea di San Giorgio (Lo Cascio) ed il percolo seicentesco. Lateralmente si possono osservare due affreschi di Gianbecchina raffiguranti due angeli con trombe.

Il Convento dei Cappuccini

Nell’anno 1606, la regola francescana fu portata in Sambuca per opera del marchese della Sambuca Vincenzo Baldi Mastrantonio, col concorso di frate Andrea di Burgio. Nel 1606 iniziava la costruzione del Convento, lavori che terminarono nel 1614. Nel 1609 fu aperto all’osservanza. Con legge del 1867 per la soppressione delle case religiose, subentrò il Demanio dello Stato, ed il Convento e la Silva furono posti ai pubblici incanti.

Il Castello

Occupava la parte del paese ove si trova il terrazzo Belvedere utilizzato oggi come arena da cui è possibile scorgere un panorama che abbraccia a Sud fino al mare, mentre a Nord e ad Est ed ovest l’entroterra dei Monti Sicani. Pare che fu abitata fino al 1819 dove fu trasformato in carcere comunale.

Il Palazzo Dell’Arpa

Il Palazzo, di fattura seicentesca, fu costruito sull’impianto della porta da cui si accedeva alla città-fortezza di Zabut, dalla famiglia Oddo e ceduto successivamente ai Giurati del tempo perché fosse sede della municipalità. Restaurato internamente sul finire degli anni ’60, ospita oggi l’Amministrazione comunale, il Consiglio municipale e gli uffici amministrativi.

Il Palazzo Panitteri

Il Palazzo pare che inizialmente dovette essere un torrione del castello dell’emiro e successivamente fu ingrandito nel 1411. Nel tempo ha subito diversi aggiustamenti sia nella parte prospiciente che in quelle laterali. Nell’interno del cortile si aprono, nel piano terra vasti magazzini. Il Palazzo appartenne all’illustre prelato, Don Giuseppe Panitteri, ciantro della Cattedrale di Girgenti, vicario generale della diocesi omonima, procuratore generale del Marchese Beccadelli, grande archeologo e mecenate. Il Palazzo è la sede anche del Museo Etnoantropologico, antico salotto politico letterario dell’800, e del Museo Archeologico.

Il Palazzo Ciaccio

Appartenuto alla famiglia Ciaccio, l’imponente Palazzo, si trova sul Corso Umberto. Si tratta di un massiccio edificio fatto costruire in stile rinascimentale fiorentino alla fine dell’800.

Il Palazzo Beccadelli

È stata la dimora dei marchesi della Sambuca. Interessanti lo scalone catalano nell’interno del cortile, il monumentale balcone centrale sormontato dallo stemma di famiglia.

Il Teatro Comunale

La sua costruzione risale alla prima metà dell’800 per volontà di un gruppo di facoltosi sambucesi. Ha la forma classica a ferro di cavallo con volta a cupola schiacciata, tre ordini di palchi, la platea, un ampio palcoscenico. Nel 1992 è stato aperto alla fruizione dei cittadini con denominazione “L’Idea”.

I Vicoli Saraceni

Sono un intersecarsi di vie e viuzze comunemente dette i setti vicoli saraceni, che si dipartono dai resti dell’antico castello arabo. Nell’aspetto sono caratterizzati dal colore della pietra gialla arenaria che costituisce l’elemento principale delle costruzioni. Alcuni immobili ricadenti nella zona sono stati acquistati e restaurati dal comune e adibiti ad attività culturali.

Istituzione Gianbecchina

Giovanni Becchina (Gianbecchina) nasce a Sambuca di Sicilia il 2 agosto 1909 mostrando, fin da piccolo, una grande passione per il disegno. Gianbecchina racconta con straordinaria forza la Sicilia della prima metà Novecento, testimoniando la determinazione del popolo siciliano dinanzi a qualsiasi avversità e descrivendo “un mondo fatto di semplicità e saggezza, di sacrifici e di privazioni; il lavoro disumano nei campi”. Recentemente l’Amministrazione Comunale ha voluto premiare il proprio figlio costituendo “l’Istituzione Gianbecchina” che dispone di una sede espositiva nell’ex chiesa di San Calogero (1669), dove sono esposte le opere che il Maestro ha offerto” nella speranza che possano contribuire alla crescita e all’elevazione morale e sociale delle future generazioni”.

L’Acquedotto

È costruito in pietra tufacea dura. La sua costruzione risale al XVII secolo per consentire di portare l’acqua da Adragna a Sambuca. La struttura ricorda gli antichi acquedotti romani.

La Chiesa della Bammina

Si trova in località Adragna, pare che la sua costruzione, almeno per la parte più vecchia, risalga all’anno Mille. La scoperta di alcuni affreschi fatta dal maestro Gianbecchina nel 1963, di cui il più importante è quello che rappresenta la Crocifissione sulla parete dell’altare maggiore, cioè di una pala sprovvista di cornice, conferma l’origine trecentesca dell’affresco. La chiesa inizialmente fu dedicata a San Vito (di Mazara), martirizzato nel 303 sotto la persecuzione di Diocleziano e il cui culto, subito dopo il suo martirio, fu molto vivo e diffuso nella Sicilia occidentale, successivamente nel periodo bizantino, venne dedicata alla Madonna Bambina.